Rosa Winkel

Gli attori meditano su se stessi sepolti dalla plastica nel lager di Sachsenhausen


uno spettacolo scritto e diretto da Maurizio Cardillo

con Maurizio Cardillo, Marco Mazza, Pietro Piva

20 gennaio 2017 - in occasione della "Giornata della memoria"
Sala Biagi-D'Antona, Castel Maggiore (BO) - matinée per le Scuole
Teatro Comunale di Argelato (BO) - ore 21.15 (rassegna Agorà/Sguardi)
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Rosa Winkel, ovvero il triangolo rosa degli internati omosessuali nei lager nazisti.
In scena gli attori, semi sommersi da un telo di plastica, vivono in prima persona, chiamandosi con i loro veri nomi, le storie intrecciate di carnefici e vittime.
Per farlo, si affidano alla voce obliqua della poesia, oltre che alle testimonianze – rare dei sopravvissuti, copiose dei persecutori.
Non è possibile raccontare, ma solo cercare di essere – anche se solo per un momento.
Bisogna far presto: molte voci chiedono di dimenticare, cancellare, cancellarsi.
Intorno c’è il frastuono del silenzio.
Chi vuole ricordare deve farlo sentendo sulla pelle il morso dei cani, il freddo, la tortura, l’amore nascosto, il disprezzo. Ma anche il coraggio e l’orgoglio di parlare.
Deve provare ad essere altro da sé, senza dimenticare di portare anche la propria faccia nel gioco.
E il gioco è: divinare un passato crudele e misterioso.

La drammaturgia è una meditazione sul ruolo dell’attore come strumento vivente – carne e pensiero - della memoria. È possibile dar voce e corpo a chi non ha potuto raccontare la sua persecuzione, o l’ha fatto dopo decenni di silenzio imposto?
La via si dimostra, da subito, ricca di pericoli. E di ammalianti insidie.
Per compiere questo viaggio gli attori si basano sulle testimonianze di alcuni dei triangoli rosa sopravvissuti ai lager: Paul Gerhard Vogel, Pierre Séel, Heinz Heger; e sui discorsi o memorie dei criminali nazisti Heinrich Himmler e Rudolf Höss.
Il testo è scandito da apparizioni di poesie del Novecento, che intensificano e delimitano il dettato drammatico, con versi di Dario Bellezza, Giovanni Testori, Libero De Libero, Rodolfo Wilcock, Danilo Dolci, Michail Kuzmin.
L’azione scenica è immersa in un tessuto musicale composto dalle musiche originali di Paolo Falasca, con echi da The Smiths. 

(la foto di scena è di Francesca Ballarini)