Tutto il mondo è un teatro

festa con ospiti d’eccezione dall’opera di William Shakespeare

ideato da Angela Malfitano e Francesca Mazza

con Maurizio Cardillo, Fabrizio Croci, Oscar De Summa, Angela Malfitano, Marco Manchisi, Francesca Mazza, Bruno Stori

3 e 4 ottobre 2015 - Villa Beatrice, Argelato (BO)
1-4 settembre 2016 - Villa Salina, Castel Maggiore (BO)


foto Marco Caselli Nirmal

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Disse il fantasma. Amleto, I, IV

Io dissi, il freddo taglia. Che aria gelata. E Orazio disse, pungente e acre davvero. Che ora è? dissi io. Mancherà qualcosa a mezzanotte, disse Orazio, e Marcello disse No, è già suonata. Davvero? disse Orazio, Non ho sentito nulla. Si avvicina dunque l’ora in cui lo spirito si fa vedere. Eccolo, mio signore. E io allora dissi, Proteggeteci voi, angeli e ministri di grazia! Sii tu un benigno spirito o un folletto, scendano con te soffi celesti o raffiche d’inferno, intenti buoni oppur malvagi, tu ti avvicini in modo ch’io ti voglio interrogare. E ti chiamerò Amleto, re, padre, Re di Danimarca. Oh parla, dissi, Che io non mi strugga di ignoranza! Dimmi perché mai le tue ossa consacrate hanno rotto i sigilli della bara; perché il sepolcro in cui scendesti in pace ha aperto le mandibole di marmo per ributtarti in su. E che vuol dire che da morto, e d’acciaio rivestito, tu rivisiti i raggi della luna per far la notte più sinistra; e noi nel raccapriccio, poveri zimbelli di natura, restiamo qui a nutrire, dissi, pensieri che soverchiano la mente? Perché mai? Che dobbiamo fare? Parla. E lo spettro mi fece un cenno, un cenno, e Orazio disse, Vi fa segno di andare con lui. Vuol forse parlare con voi solo? Oh, non muovetevi! No, in nessun modo. Oh no, non fatelo. Ma ancora mi fa cenno dissi, io lo seguo. E se lo spirito, disse Orazio, vi tenta verso il flutto, mio signore, o sulla tetra cima di una rupe a strapiombo sul mare, e lassù, in qualche orrida forma, vi spossessa d’ogni ragione, e vi trascina alla follia? È un luogo che può metter disperati capricci, disse, senz’alcun’altra ragione, nella mente di chi da quell’altezza vede il mare ed ascolta il suo ruggito. Ma ancora mi fa segno, dissi io – Va, io ti seguo. No, non andate, mio signore. Via le mani! Non potete, siate docile! Via dico! Ti seguo! Andiamo. Come finirà la storia? disse Orazio, C’è qualcosa di marcio in Danimarca, disse Marcello. E io dissi: Dove vuoi dunque condurmi? Parla. Non muoverò un passo di più. E il fantasma disse, fa attenzione. È quasi giunta l’ora in cui devo far ritorno al mio tormentoso fuoco di zolfo. E io dissi, ahimè, povero spirito. Non compassionarmi, disse lo spirito, ma sta ben attento a ciò che ti svelerò.
Io sono lo spettro di tuo padre, di tuo padre, disse, tuo padre, condannato a passeggiare di notte e a digiunare in mezzo al fuoco di giorno, finché non saranno purgate e bruciatele gravi colpe di cui mi sono macchiato nei giorni terrestri, disse. Ascoltami, dunque! Disse il fantasma, Se hai amato mai tuo padre, disse, tuo padre, E io dissi oh Dio! Oh Dio! Dissi, E lui disse, Vendica il suo orribile e snaturato assassinio. Assassinio? disse Amleto, E il fantasma disse, Orribile, come tutti gli altri, ma in questo caso più pazzo e snaturato, Ascolta Amleto, disse Amleto, Si è preteso che mentre dormivo nel mio verziere un serpente mi avesse punto; e così tutti, disse il fantasma, tutti gli orecchi di Danimarca furono vilmente ingannati da questo falso racconto della mia morte. Ma sappilo, figlio mio, disse il fantasma, figlio mio, disse, così disse, figlio mio, sappilo, il serpente che ha punto la vita di tuo padre porta ora la sua corona. Mio zio? Dissi io, O profetica anima mia! Sì, quell’incestuosa e adultera bestia, disse Amleto, con le sue cabale e i suoi doni di traditore disse lo spettro, attrasse alla sua vergognosa lussuria il desiderio di quella regina che pareva tutta virtù. Orsù! Disse, Sento già l’aria del mattino e devo esser breve. Dormivo nel mio verziere come sempre nel pomeriggio, e tuo zio, colto il momento, mi si avvicinò di soppiatto con una fiala di giusquiamo e mi versò nei padiglioni delle orecchie quella lebbra maledetta così nemica del sangue dell’uomo che ha il potere di cagliarlo come una goccia d’acido nel latte, scorrendo con la rapidità dell’argento vivo attraverso le porte e le vie naturali del corpo. Così avvenne di me, che in breve il mio liscio corpo si trovò incrostato, scabbioso e più immondo di Lazzaro. E in questo modo, mentre dormivo, la mano di mio fratello mi carpì in un sol colpo la vita, la corona e la regina! mi falciò nel fiore dei miei peccati, diceva il fantasma del padre, mi spedì a render conto di me, impreparato, senza comunione e unzione e assistenza, con tutto il peso delle mie colpe sul capo, senza aver tirato le somme della mia vita, la mia vita, diceva il fantasma, pensavo, la mia vita. Oh orribile, orribile, orribile troppo! Se non sei snaturato non lo sopportare. Non permettere che il regale letto di Danimarca sia un giaciglio di lussuria e d’incesto. Ma in qualsiasi modo tu compia il tuo atto, non insozzarti l’anima e non far nulla contro tua madre: lasciala al Cielo e alle spine che ha in seno, che già la pungono e la torturano. Addio, dunque! Disse, Il fuoco della lucciola si fa più scialbo, l’alba è prossima. Addio, addio, addio, ricordati di me, disse il fantasma, e scomparve, e io dissi, o voi eserciti del cielo, e tu inferno, se debbo aggiungere anche te! O mio cuore abbi forza, e voi miei nervi non invecchiate di colpo, dissi, ma tenetemi saldo. Ricordarmi di te? Oh sì, povero spettro, finche esisterà la memoria in questo globo demente, la memoria, dissi, la memoria, cos’altro esiste se non la memoria, pensavo, cos’altro, solo la memoria, solo la memoria esiste veramente, dissi.